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mercoledì 17 marzo 2021

Richard Wright: lo storico tastierista dei Pink Floyd

Richard Wright: lo storico tastierista dei Pink Floyd, tra i fondatori della band.

In ricordo di Richard Wright

David Gilmour & Richard Wright - Breakthrough - by Eugenio Costa
2002 – Concert Thr Meltdown

Richard Wright, il lato tranquillo dei Pink Floyd,  con il batterista Nick Mason sono i solo componenti ad aver suonato in tutti i concerti a nome PINK FLOYD.

Richard Wright


 C’è un’aura di magia attorno alla storia e alla musica dei Pink Floyd. Qual è stato l’ingrediente segreto di una band capace di ammaliare generazioni e generazioni di fan? Impossibile dirlo, ma di certo una delle armi più importanti per la band è stata il tocco incredibile di Richard Wright, il tastierista capace di disegnare tappeti sonori senza eguali.




L’unico album dei Pink Floyd in cui non è presente è The Final Cut del 1983, disco pubblicato dopo l’allontanamento causato da alcuni problemi nella sua vita privata e dal rapporto difficile con Roger Waters.

Quando il 15 settembre del 2008 si seppe della morte di Richard Wright, il mondo del rock e i fan dei Pink Floyd furono colti di sorpresa. Con Richard se ne andava un pezzo di storia della grande musica.

“All’inizio ho sentito un dolore insopportabile, per la perdita dell’uomo, dell’amico. L’ho portato in tour con me fino a quando ne ha avuto la forza. Suonava ogni sera come se quello fosse l’ultimo concerto della sua carriera. Era felice e strenuamente attaccato a quel che gli rimaneva da vivere. Non guardo mai il Dvd di quei concerti: mi si stringe il cuore. Quando Richard non era su un palco, viveva nelle acque del Mediterraneo sulla sua adorata barca a vela. Navigava senza sosta e, a volte, anche senza meta. Uno spirito libero“. David Gilmour


PINK FLOYD

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venerdì 12 marzo 2021

Anime Salve: il capolavoro di Fabrizio De André

Fabrizio De Andre' & Ivano Fossati - Anime salve - by eucos 

Danza rielaborata e riadattata by Eugenio Costa

Anime Salve: il capolavoro di Fabrizio De André su solitudine e libertà, contro l’oppressione delle maggioranze.


"A coloro che hanno avuto il coraggio di seguire soltanto la propria strada senza stupidamente uniformarsi agli schemi idioti che la società ti impone giorno per giorno".
Faber

È la conclusione del viaggio, lo sfogo, la sintesi del concetto di libertà, frutto del lungo contrasto tra la tesi di partenza (la voglia di libertà, di poter abbattere i confini e confrontarsi con il mondo esterno a sé stessi) e le numerose antitesi incontrate nel corso del viaggio (i prezzi da pagare per ottenere la libertà stessa).


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sabato 20 febbraio 2021

Il Castello del Boccale - di Eugenio Costa

 Il Castello del Boccale

- foto © Eugenio Costa

Uno dei tratti più suggestivi della costa livornese: la Cala dei Pirati.

Il lembo di mare noto semplicemente come la Cala del Castello del Boccale, è uno dei tratti più frequentati e più suggestivi della costa livornese grazie alla presenza del Castello del Boccale e di un'acqua trasparente.


- foto © Eugenio Costa

Il Castello del Boccale si trova a Livorno, sud del quartiere di Antignano, lungo la strada per Quercianella, nel tratto di costa chiamato "Boccale" o "Cala dei Pirati", a poca distanza dalla Torre di Calafuria e dal Castello Sonnino. Il castello risale alla seconda metà dell'Ottocento, quando fu costruito sopra una torre medicea del 1595. Era una delle tante torri di avvistamento che presidiavano la costa in un complesso sistema di difesa.


- foto © Eugenio Costa

Il nucleo originario del castello del Boccale è rappresentato da una torre d'avvistamento (nota anche come torre del Maroccone o del Diavolo), costruita per volontà dei Medici nel XVI secolo, forse sui resti di una struttura preesistente realizzata dalla Repubblica di Pisa in epoca medioevale. Vi soggiornava il castellano e qualche soldato, ma le dimensioni erano modeste, tanto che non vi era spazio per l'artiglieria.


- foto © Eugenio Costa

A cavallo tra XIX e XX secolo, la torre fu sensibilmente trasformata; fu inglobata in una residenza in stile neomedioevale, con tanto di merlature e divenne proprietà della marchesa Eleonora Ugolini. Successivamente la dimora passò alla famiglia Whitaker-Ingham che, nei primi decenni del Novecento, eliminò le merlature, sostituendole con normali coperture a falda inclinata.


- foto © Eugenio Costa

Il castello, restaurato su progetto dell'architetto livornese Ivano Falchini dopo un lungo periodo di abbandono, è stato frazionato in diversi appartamenti residenziali, mentre nel parco è stata ricostruita una piccola torre ad uso magazzino.


- foto © Eugenio Costa

Il castello del Boccale è situato nel primo tratto della scogliera de Il Romito, a breve distanza dalla torre di Calafuria e dal castello Sonnino.


- foto © Eugenio Costa

Il complesso è costituito da un corpo a pianta rettangolare, contornato da tre piccole torri rotonde. Sul fronte più vicino al mare si eleva invece l'antica torre medicea, modificata nella posizione delle aperture finestrate e nella configurazione della copertura. Essa ha una pianta quadrata di circa 5,7 metri di lato e aveva un'altezza iniziale di 13 metri sul piano d'imposta delle fondazioni ed un muro a scarpa di 4,85 metri.


- foto © Eugenio Costa

Il corpo principale del castello è caratterizzato da due ordini di grandi finestre inquadrate in cornici di pietra; inoltre, sotto la linea di gronda, corre una teoria di mensole sopra la quale, prima del restauro promosso dai Whitaker, si trovava la merlatura.


- foto © Eugenio Costa

I livornesi l'hanno eletta come una delle loro cale preferite e chi durante le ore più assolate non vuole abbrustolirsi, se ne torna a casa - magari in motorino - per poi tornare nel primo pomeriggio.
Nonostante nei mesi estivi sia un luogo decisamente affollato, il Boccale mantiene il suo fascino.


 




mercoledì 12 dicembre 2018

Viaggi

Ora siamo di nuovo in viaggio senza tempo ore, ore e ore a camminare strade sicure dove non c'è paura di guerra dalla radio sento una una voce lontana Mentre quella faccia vicino a noi guarda siamo nei nostri pensieri incantati suonando girando sempre,poi ti accorgi quanto sono lunghe le strade del mondo. Nei paesi con i sentieri che saltano in aria vengono soldati dal cielo, dal mare mandati da qualcuno che non si arrischia a dire che è lo stesso potere che ammazza e che aiuta. Navi e strade, persone ammassate come cani in cerca di terre di più pace e speranza solo fumo negli occhi a quelle facce senza nome stasera ci penso e non posso capire In questo viaggio vado cercando i sentimenti perchè in me è sempre la cosa più importante giocare con il mondo, conoscere queste persone gente lontana che lotta,che vive, che sente. In questo viaggio cerco tutti i colori colori di giorno, colori di notte, colori di terra nuda altri pensieri che ti scoppiano nella testa altre parole che rompono queste mura.

Viaggi - Agricantus


Viaggiare tra le musiche del mondo è lo spirito che muove il percorso musicale degli Agricantus. Intrecci e ibridazioni, suoni di strumenti etnici che vanno a fondersi al beat elettronico, questi sono gli ingredienti che caratterizzano la formula della band siciliana, che ha saputo avvicinare mondi tra loro molto distanti, dando vita ad un sound nuovo e affascinante.

lunedì 9 aprile 2018

Miroslav Tichý: il fotografo invisibile, l'artista clochard.

Miroslav Tichý


“Il tempo di una mia passeggiata determina quello che voglio fotografare”

Aveva iniziato la sua carriera artistica come pittore, raccontava di essere passato alla fotografia perché: “Tutti i disegni sono già stati disegnati, tutti i dipinti sono già stati dipinti, cos’era rimasto per me?”
Ha vissuto una vita di stenti e di arte, ritraendo le donne di Kyjov con le sue macchine fotografiche costruite usando lattine e pezzi di cartone.
Erotismo quasi ossessivo, contrapposizione alle norme sociali, automatismo rivelatore dell’invisibile. 
E' la dimostrazione di come la poetica di un’immagine non nasca da una macchina fotografica, ma dallo sguardo che sta dietro di essa.

Si chiamava Miroslav Tichý. Nato nel 1926 a Kyjov, in Moravia (ex Cecoslovacchia), si trasferisce a Praga nel 1945 per iscriversi all’accademia d’arte e iniziare come pittore figurativo sulla scia delle avanguardie artistiche.
Nel 1948 il partito comunista cecoslovacco vince le elezioni. La Cecoslovacchia si dichiara Democrazia Popolare e  abbracciando i principi marxisti leninisti, diventa parte dell’Impero Sovietico come stato-satellite. All’accademia d’arte i professori non allineati vengono cacciati. 
Arrestato negli anni ’60 e rinchiuso in carcere e in cliniche psichiatriche, Tichý si emargina da una società che contesta. Torna a vivere nella sua città natale da “clochard”, in una baracca di legno. In questa situazione trova nella fotografia il mezzo giusto di espressione artistica. Tichý ha il merito di reinventare la fotografia da zero. Usa un equipaggiamento tecnico totalmente fatto in casa. Ingranditori e macchine fatti di compensato e cartone. Tubi di plastica e cartone come obiettivi, lenti prese da macchine fotografiche giocattolo o fabbricate col plexiglas lucidato con dentifricio, cenere e carta vetrata.


Una delle sue macchine fotografiche



“Io sono un profeta della decadenza e un pioniere del caos, perché solo dal caos è possibile che emerga qualcosa di nuovo.”


Protagoniste della sua arte sono le donne della sua città, a cui ha scattato migliaia di foto dal 1960 al 1985, ignare che dietro quel giocattolo di cartone si nascondesse un vero e proprio obiettivo e che a volte per gioco si mettevano in posa.


Ciò che conta per lui non è solo l’immagine, che rappresenta solo il momento finale di un  processo fotografico, che passa dalla nascita dello strumento fotografico, alla scelta dei materiali per costruirlo e dei chimici per svilupparlo. Un’immagine che non è mai stabile e completa. Fotografie che nelle macchie, nei graffi e nelle impronte digitali trovano la loro unicità. Sono allora i difetti a diventare mezzo stesso di espressione, ricreando una realtà, temporanea, ed evanescente, inevitabilmente destinata a scomparire. 

Da invisibile, Miroslav Tichý frequenta le strade, la stazione degli autobus, la piazza principale, rubando scorci intimi di Kyjov. Uno scatto istintivo, da voyeur che scruta in maniera particolare le donne, cercando di catturarne essenze e frustrazioni. Scoperto negli anni Novanta, dal collezionista svizzero Roman Buxbaum.



alcune foto di Miroslav Tichý















Tichý soleva dire alla gente quando gli veniva chiesto se fosse un pittore, un fotografo o un filosofo: “Io sono un Tarzan in pensione”.
Le sue fotografie rimasero sconosciute fino a quando non fu scoperto, alla fine degli anni ’80, da Roman Buxbaum, e introdotto al pubblico dell’arte da Harald Szeeman che gli organizzò una mostra alla “Biennale di Arte Contemporanea” di Siviglia nel 2004. La mostra di Siviglia ha lanciato l’inatteso successo internazionale delle fotografie di Tichý, culminando in mostre al Kunsthaus Zürich (2005), al Centre Pompidou di Parigi (2008) e all’International Center of Photography di New York 2010. Le numerose pubblicazioni e monografie pubblicate negli ultimi anni in Europa e in America testimoniano anche l’interesse diffuso nei lavori di Tichý. Fin dalla sua scoperta, Tichý non ha mai frequentato una mostra, non ha mai accettato il denaro raccolto dalla vendita delle foto, ha continuato a vivere nella stessa casa e ad essere un outsider per il resto della sua vita.

Miroslav Tichý muore il 12 Aprile del 2011 a Kyjov, lascia in eredità foto che esprimono la poesia dell’imperfezione e l’erotismo della fantasia.

Miroslav Tichý e la sua macchina fotografica

Sulla sua insolita vita ha scritto una poesia:

Se fosse

Se fosse una passione, sarebbe il people watching.
Se fosse l’arte, sarebbe un’idea.
Se fosse un’ossessione, sarebbe una donna.
Se fosse un oggetto, sarebbe qualsiasi oggetto.
Se fosse un posto, sarebbe il cassetto di un comodino.
Se fosse un limite, sarebbe il tempo.
Se fosse lui, sarebbe un bel nome.






foto di Miroslav Tichy
“Il tuo pensiero è troppo astratto! la fotografia è qualcosa di concreto. La fotografia è percezione, sono gli occhi che intravedi e succede così velocemente che potresti non vedere proprio nulla! Per raggiungere questo, ti serve innanzitutto una pessima macchina fotografica! […] Il tempo di una mia passeggiata determina quello che voglio fotografare…Io sono un profeta della decadenza e un pioniere del caos.”

Miroslav Tichý

sabato 9 dicembre 2017

L'Albero del Ghiaccio - Rosignano Marittimo (Livorno)

L'Albero del Ghiaccio

foto Eugenio Costa 2017


foto Eugenio Costa 2017

Natale 2017

Rosignano Marittimo (Livorno)

Come da tradizione oramai consolidata, anche quest'anno, abbiamo voluto destinare la nostra attenzione ad un tema sentito e purtroppo di tragica attualità quale il surriscaldamento globale...




Gli sconvolgimenti climatici a causa dell'innalzamento della temperatura terrestre, che tanto stanno portando in tema di disastri ambientali con costi di migliaia di vite in tutto il mondo, non possono divenire una logica di vita a cui doversi abituare, poiché pochi uomini potenti al servizio
del "DIO DENARO", possono continuare a decidere le sorti del nostro pianeta.





Da qui il piccolo contributo con il nostro albero che deve far riflettere ognuno di noi sul proprio stile di vita, affinché possa essere il meno impattante possibile sul futuro che ci aspetta e serva come esempio per i nostri figli...perché sarà proprio da quei figli che nasceranno 
gli "UOMINI POTENTI DEL DOMANI"...









GLI AUGURI PER UN SERENO NATALE 2017 A TUTTI VOI 
DALLE "RAGAZZE DELL'ALBERO"
















Anche quest'anno la nostra avventura è terminata!!!

L'Albero del Ghiaccio:
è stato costruito con materiale di riciclo, come il polistirolo, bottiglie di plastica e kapok sintetico (materiale per imbottitura di piumoni e cuscini)




L'idea, la progettazione e la realizzazione dell'albero del ghiaccio è grazie al: Gruppo delle Donne dell'Albero, composto da:

Alessandra Cecchetti, Monica Bocelli, Giuliana Girotto, Simona Bandini, Mirna Bini, Rossella Bocelli, Paola Cerrai, Donatella Gianelli, Gerardo Girotto, Barbara Furegato, Manola Mochi, Elena Nocchi, Paola Pacini, Michela Soldati, Antonio Manno, Luca Paladini, Riella Cerrai.



Per il taglio delle bottiglie: Rolando Nocchi, Luana Cardini e le Donne dell'Albero
Per la raccolta delle bottiglie: Adegano Frascini e molti cittadini
Per la pittura dei pinguini, foche e orso: Luciana Del Monte
Per la scultura dell'orso: lo scultore del polistirolo Ferretti Paolo








Per la fornitura e gli scarti di polistirolo:

 Ditta IL POLISTIROLO
Per la fornitura del Kapak, la disposizione e la pazienza nel cucire il rivestimento:
 Ditta Braccini Patrizia e Roberto, Graziana Ricci
Per l'impianto luci: Damiano Marino




Per il contributo in denaro ringraziamo per la loro generosità:
 i Commercianti, i Cittadini e le Associazioni: Sporting Club,
 Pro Loco, "Sei di Marittimo se", e Mutuo Soccorso

GRAZIE A TUTTI!!!!


GLI AUGURI PER UN SERENO NATALE 2017 A TUTTI VOI DALLE
 "RAGAZZE DELL'ALBERO"


foto Eugenio Costa

09/12/2017

Rosignano Marittimo (Livorno)


Tutte le foto contenute in queste gallerie sono copyright
 Eugenio Costa e non possono essere utilizzate in alcuna forma senza il consenso dell'autore.












lunedì 27 novembre 2017

Una canzone dedicata al tempo e che suona "a tempo"

L'Ho Fatto...Senza Fare Sul Serio







Una canzone dedicata al tempo e che suona "a tempo". 

Anche la voce di Malika segue questo ritmo.  
Per tutti quelli che attendono, guardano, e sperano; dall'altra parte viene analizzato il tempo. 
Tempo sul quale essere presenti. 
Non lasciarsi scappare il tempo, le opportunità della vita, non lasciarsi distrarre. 
Vivere il tempo, il momento.

sabato 21 ottobre 2017

Ritratti di Cane

‘Chi pensa che i cani non abbiano un’anima, non ha mai guardato un cane negli occhi.’ 
























Gli animali sono istintivamente giocosi, allegri. Eppure prendono l’esistenza molto sul serio. Come i bambini. Osserva un gatto quando tende agguati a un gomitolo o un cane mentre ne insegue un altro al parco: quanta serietà nei loro gesti, pieni di entusiasmo e di energia vitale.

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